Nel corso della recente audizione presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere, Unioncamere ha ribadito con forza un concetto fondamentale: non può esserci piena libertà per le donne senza indipendenza economica. La lotta alla violenza di genere passa anche – e soprattutto – attraverso strumenti concreti di emancipazione, che permettano alle donne di affrancarsi da contesti di dipendenza e controllo.
Tra le diverse forme di abuso, la violenza economica resta ancora troppo spesso invisibile. Si manifesta nel controllo delle risorse finanziarie, nella negazione dell’accesso al lavoro, nella dipendenza forzata dal partner. Contrastarla richiede un cambio di paradigma culturale, ma anche interventi strutturati e continuativi. È anche in questa direzione che si muove il progetto Donne in attivo, un progetto rivolto alle donne, che punta, oltre che sui temi della finanza anche sulla formazione imprenditoriale e sul mentoring per rafforzare la consapevolezza, l’autonomia e le competenze delle donne. Interventi che il sistema camerale rivolgono non solo a chi è già nel mondo del lavoro, ma anche alle giovani generazioni, con programmi pensati per le scuole (come il progetto “Io penso positivo – Educare alla finanza” finanziato anch’esso dal MIMIT e realizzato da Unincamere).
Durante l’audizione, Unioncamere ha posto l’accento sulla necessità di:
- semplificare l’accesso al credito e agli incentivi;
- valorizzare le eccellenze femminili;
- rafforzare i network territoriali tra imprenditrici, enti pubblici e privati;
- sostenere la conciliazione tra tempi di vita e lavoro;
- investire in percorsi formativi contro la violenza economica sin dalla scuola.
Molto è stato fatto, ma tanto resta da fare per colmare i divari ancora esistenti, nella convinzione che solo attraverso uno sviluppo economico inclusivo e rispettoso delle differenze è possibile garantire una società libera da ogni forma di violenza.
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